Pietro d'Abano è tutt'oggi una delle figure più misteriose della storia patavina. Nato ad Abano nel 1257, fu filosofo, matematico e astrologo: tutto nella stessa personcina. Visse per lungo tempo a Costantinopoli dove studiò i testi di Galeno, Averroè e Avicenna, e qui divenne grande amico di Marco Polo. Si laureò in Medicina e in Filosofia a Parigi e visse poi in Inghilterra. Oltre a medico e filosofo, era anche studioso di astrologia, scienza assai diffusa all'epoca ma non ben vista dalla Chiesa, perché rasentava le scienze occulte. Mentre era a Parigi fu per la prima volta sospettato d'eresia dai frati domenicani del convento di San Giacomo, in mano ai quali era l'Inquisizione. Pietro fu incolpato di aver commesso ben cinquantacinque errori: non è dato sapere di che cosa lo si accusasse di preciso, ma sappiamo che il tema era quello dell'origine dell'anima umana. A ogni modo, la scampò. Nel 1306 accettò di insegnare medicina presso l'università di Padova e, una volta rimpatriato, fu accusato di eresia e di ateismo. Tiè! Si riuscì a salvare dagli inquisitori grazie all'intervento del Comune di Padova, che lo prese sotto la sua protezione e stabilì che dodici savi sedessero nella Sala della Ragione, pronti a battagliare in suo nome. L'Inquisizione dovette pertanto cedere. Pietro, però, era un medico molto popolare per la sua bravura, tanto da attirarsi le antipatie dei colleghi: uno di loro, un tantino invidioso, arrivò persino ad accusarlo presso l'Inquisizione domenicana di Padova di esercitare la magia e la stregoneria, e già che c'era anche di insegnare errori ed eresie di fede. Perciò, nel 1315, il nostro fu nuovamente accusato per alcune sue affermazioni sull'esistenza del demonio e per aver messo in dubbio la resurrezione di Lazzaro. Fu così che il 24 maggio 1315 l'Inquisizione costrinse lo sventurato a fare solenne professione di fede e a rinnegare quanto avrebbe affermato. Il processo era ancora in corso quando, l'anno successivo, Pietro morì in prigione, a sessantasei anni. A onor di cronaca, proprio colui che veniva accusato di ateismo ed eresia domandò di essere sepolto nella basilica di Sant'Antonio. Ma il poveretto non venne lasciato in pace nemmeno da morto: infatti quarant'anni dopo il corpo venne riesumato e bruciato sulla pubblica piazza, ché non si sa mai. Come se non bastasse, si dice che il suo cadavere era stato trafugato e nascosto da una sua seguace, di nome Marietta, e che l'urna contenente le sue ceneri scomparve misteriosamente. La figura di Pietro d'Abano resta tutt'oggi avvolta nel mistero, e nel tempo gli vennero attribuiti non pochi poteri diabolici. Si racconta che in contrada Santa Lucia, dove il nostro stravagante personaggio risiedeva, condividesse un pozzo con i vicini. Proprio a causa di questo pozzo la sua serva e quella dei vicini non facevano altro che bisticciare. Il povero Pietro, stremato dalle lamentele della domestica inviperita, una notte avrebbe fatto trasportare dai demoni il pozzo dal suo cortile alla strada, così che le sue orecchie e la sua psiche potessero vivere serenamente. Un'altra bizzarra diceria sul suo conto è quella che racconta di come Pietro abbia fatto giungere dall'India in un'ora fichi freschi d'inverno: Voglie degne di una donna incinta. Si disse poi che una cassa contenente i suoi libri venne nascosta in un casolare dove abitava un vecchio da tutti considerato un mago. Quando l'anziano morì, alcuni cittadini pensarono bene di depredare il casolare e di spartirsi il bottino, che conteneva anche la cassa. Nelle abitazioni dei ladroni non vi fu più pace: fantasmi che andavano e venivano, allucinazioni e visioni di orrende creature li portarono presto alla follia, se non alta morte. I familiari dei ladri decisero allora di bruciare quei libri, ma anche le fiamme li respinsero. Non restò che fuggire. Quando, giorni dopo, osarono tornare sul luogo del falò, non vi era più alcuna traccia né del fuoco né dei libri siglati "Pietri Aponi". Di certo Pietro d'Abano era un personaggio particolare. La sua dottrina astrologica si basava sulla convinzione che ogni combinazione tra le posizioni dei pianeti e delle varie costellazioni esercitasse un'influenza non solo sulle singole persone, ma anche su intere comunità. Così propose ai padovani di abbattere la città e di ricostruirla sotto auspici astrali più favorevoli. Sospetto che questo non giovò alla sua immagine.
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tratto da "Misteri e storie insolite di Padova" -Newton Comption editori |